Dopo il raid di Reagan su Tripoli, la sera stessa del 15 aprile 1986, vennero lanciati due missili Scud, in dotazione alle forze armate libiche, che esplosero a pochi chilometri dalle coste di Lampedusa, dov'era collocata una base Nato. Questo attacco segnò la fine delle relazioni tra Italia e Libia e mandò in fumo grandi affari.
La prima segnalazione arrivò dagli americani. La Marina spedì un'unità verso le coste libiche, ma non trovò nessuna nave nemica. L'Aeronautica inviò due intercettori che non rilevarono nessuna attività di volo in zona. Allora, se nei 300 chilometri che separano le coste libiche da quelle italiane non c'era nessuno in giro, da cosa era stata provocata l'esplosione? Gli americani, che coi loro satelliti avevano visto e fotografato il lancio, informarono gli italiani che si trattava di due Scud di fabbricazione sovietica sganciati dai territori libici. Il generale Giannatasio affermò in seguito di ricordare la notizia delle foto del satellite ma non di averle viste. Così anche Andreotti. Pare inoltre che i pescatori di Lampedusa rimasero sorpresi dell'assenza di pesci morti, dato che una bomba a mano con pochi grammi di esplosivo riempie cassette di pesce, figuriamoci un missile che ne ha tonnellate. E invece niente. Inoltre gli Scud sono lunghi 11 metri e lasciano rottami di grandi dimensioni: i militari ne cercarono per anni, ma non trovarono nulla.
"Non credo siano stati lanciati missili contro Lampedusa. Molte organizzazioni extranazionali erano allora interessate al fatto che il governo italiano adottasse una politica di più forte chiusura nei confronti della Libia" ha dichiarato nel 2005 il Generale Cottone, allora capo di stato maggiore dell'Aeronautica militare.
Ma c'è dell'altro: in quel periodo era in vigore un accordo segreto con l'allora ministro dell'interno della Tunisia, Ben Ali, per monitorare le rampe di Scud piazzate al confine da Gheddafi; e da Tunisi non arrivò nessuna segnalazione. Che non siano arrivati dalla Libia i "missili"?
Anche perché oggi è ormai noto a tutti che se Gheddafi si salvò dai bombardamenti statunitensi, fu per un avvertimento di Craxi. Il governo italiano di quel periodo seguiva una linea filo-araba: Craxi manteneva ottimi rapporti con i palestinesi e Andreotti con i libici. Per questo gli americani non si fidavano degli italiani, i quali non furono informati in anticipo del raid su Tripoli. Il ministro spagnolo Felipe Gonzalez contattò Craxi per comunicargli che una ventina di cacciabombardieri F111 aveva passato lo Stretto di Gibilterra. Solo dopo essere partiti gli americani chiesero il permesso di sorvolo, permesso che Craxi negò: "Non potete chiedermelo quando siete già partiti!". Poi fece avvertire Gheddafi.
Il senatore Cesare Marini parlando di quest'episodio l'ha interpretato come un bluff per coprire l'amico italiano. Sembra strano però visto che Bettino la prese talmente male che pensò di contrattaccare, ma abbandonò ogni progetto per il rischio di vittime civili.
La soffiata di Craxi, confermata nel 2007 da Cossiga e nel 2008 dal Ministro degli esteri di Gheddafi, ai tempi ambasciatore libico in Italia, e raccontata anche dal figlio Bobo, ci porta a due conclusioni: o Gheddafi è scemo e attacca chi gli salva la pelle, o gli Scud (o qualsiasi cosa fossero) non provenivano dalla Libia. Potrebbe essere stata un'operazione di disinformazione montata per spingere il governo italiano su posizioni più intransigenti nei confronti del Colonnello? Qualcuno ha ipotizzato che le esplosioni furono provocate da caccia supersonici degli Stati Uniti. Considerato che è emerso da documenti desecretati nel 2006 della Casa Bianca e della Cia che in realtà nell'86 vennero organizzati più bombardamenti in serie per rovesciare il regime di Gheddafi, può essere che gli americani tentarono con questa provocazione di crearsi un alleato che diversamente sarebbe stato contrario ad un'azione militare contro la Libia.
Un elemento non di poco conto a sostegno di questa teoria viene fornito da un'illuminante articolo di Morandi, un inviato che (s)fortunatamente perse l'aereo per Tripoli e dovette prendere quello per Bengasi; non potendo partecipare alla conferenza stampa di Gheddafi si fece dare per telefono dall'interprete la traduzione integrale del discorso del rais. E tra le altre cose c'erano i ringraziamenti a Craxi per averlo messo in guardia. Paradossalmente ai giornalisti che avevano incontrato Gheddafi e non avevano avuto la traduzione simultanea venne consegnato un testo epurato da quei riferimenti. Crolla dunque l'ipotesi del bluff libico per coprire gli amici italiani: ti mando due missili per allontanare i sospetti da te e poi ti ringrazio in diretta tv?
Piuttosto andrebbe riconsiderata la spiegazione data da Cossiga: i missili non affondarono al largo di Lampedusa per un caso, fu una scelta suggerita dai consiglieri militari sovietici, all'epoca presenti in Libia, ai quali dava fastidio che Lampedusa ospitasse una stazione aeronavale americana che governava il traffico della flotta statunitense nel Mediterraneo; il lancio dei missili fu quindi un avvertimento rivolto agli USA e non all'Italia.
Difficile ricostruire esattamente cosa sia successo quel 15 aprile tra Lampedusa, Tripoli e Roma ma, al di là dell'episodio in sè, dal modo in cui questa vicenda è stata trattata dai media emerge che:
1) bisogna aspettare almeno dieci, vent'anni per poter avere un chiarimento su determinati fatti, in parte perché alcuni documenti vengono nascosti dal segreto di Stato, in parte perché l'informazione fornita dai giornali è assolutamente piatta: nessuno fa domande.
2) possono dare qualsiasi notizia, inventata, verosimile, assurda, riciclata, perché la maggior parte delle persone non conosce i retroscena e ragiona secondo canoni forniti dagli stessi media: nessuno si fa domande.
Un elemento non di poco conto a sostegno di questa teoria viene fornito da un'illuminante articolo di Morandi, un inviato che (s)fortunatamente perse l'aereo per Tripoli e dovette prendere quello per Bengasi; non potendo partecipare alla conferenza stampa di Gheddafi si fece dare per telefono dall'interprete la traduzione integrale del discorso del rais. E tra le altre cose c'erano i ringraziamenti a Craxi per averlo messo in guardia. Paradossalmente ai giornalisti che avevano incontrato Gheddafi e non avevano avuto la traduzione simultanea venne consegnato un testo epurato da quei riferimenti. Crolla dunque l'ipotesi del bluff libico per coprire gli amici italiani: ti mando due missili per allontanare i sospetti da te e poi ti ringrazio in diretta tv?
Piuttosto andrebbe riconsiderata la spiegazione data da Cossiga: i missili non affondarono al largo di Lampedusa per un caso, fu una scelta suggerita dai consiglieri militari sovietici, all'epoca presenti in Libia, ai quali dava fastidio che Lampedusa ospitasse una stazione aeronavale americana che governava il traffico della flotta statunitense nel Mediterraneo; il lancio dei missili fu quindi un avvertimento rivolto agli USA e non all'Italia.
Difficile ricostruire esattamente cosa sia successo quel 15 aprile tra Lampedusa, Tripoli e Roma ma, al di là dell'episodio in sè, dal modo in cui questa vicenda è stata trattata dai media emerge che:
1) bisogna aspettare almeno dieci, vent'anni per poter avere un chiarimento su determinati fatti, in parte perché alcuni documenti vengono nascosti dal segreto di Stato, in parte perché l'informazione fornita dai giornali è assolutamente piatta: nessuno fa domande.
2) possono dare qualsiasi notizia, inventata, verosimile, assurda, riciclata, perché la maggior parte delle persone non conosce i retroscena e ragiona secondo canoni forniti dagli stessi media: nessuno si fa domande.
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