venerdì 4 novembre 2011

La Chiesa, i mercanti e i portatori di luce

Da sempre le religioni sono state usate come strumento di controllo politico e sociale, un po' perché i sovrani e i governi cercavano nelle istituzioni ecclesiastiche un alleato per accrescere la propria base di consenso popolare, un po' perché i poteri forti sono per natura interessati a consolidare nelle masse una determinata forma mentis. Ci troviamo oggi ad assistere ad un processo di mondializzazione in cui gli Stati stanno perdendo o cedendo la propria sovranità a entità sovranazionali o internazionali, nonché a banche centrali e multinazionali. Questo progetto si chiama "nuovo ordine mondiale".
Qualcuno crede che la Massoneria voglia distruggere la Chiesa e che questa sia l'ultimo baluardo rimasto a difendere i valori cristiani. In realtà è la stessa Chiesa che si sta autodistruggendo, essendo un'istituzione corrotta fino al midollo, e non, mi si permetta di sottolineare, da un paio di secoli, ma da qualcuno in più. Resta ancora da definire se siano stati i massoni ad infiltrarsi nella Chiesa o, probabilmente, i gesuiti (o altri) a iniziare a collaborare con le società segrete. E' invece chiaro come in entrambi i casi gli obiettivi originali siano stati persi di vista.

Il 24 ottobre il Pontificio consiglio della giustizia e della pace ha pubblicato un documento "Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un'autorità pubblica a competenza universale" nel quale, riprendendo la lettera enciclica Pacem in terris di Papa Giovanni XXIII e la Caritas in veritate di Benedetto XVI, auspica la creazione di un'autorità pubblica mondiale.
Il testo fa un'analisi delle cause della crisi economica e finanziaria che è pure in gran parte condivisibile: si constata "la necessità di un corpus minimo di regole necessarie alla gestione del mercato finanziario globale, cresciuto molto più rapidamente dell'economia reale". Si fa peraltro un breve cenno alle banche che negli ultimi decenni hanno esteso "il credito, il quale ha generato moneta, che a sua volta ha sollecitato un'ulteriore espansione del credito. Il sistema economico è stato in tale maniera spinto verso una spirale inflazionistica". 
Si ribadisce tuttavia che il processo di globalizzazione "con i suoi aspetti positivi è alla base del grande sviluppo dell'economia mondiale del XX secolo". In conferenza stampa il segretario cardinal Mario Toso tiene a sottolineare che "le riflessioni presentate dal Pontificio Consiglio non demonizzano affatto i mercati monetari e finanziari, bensì li considerano un bene pubblico". Bene pubblico? Ma se sono il regno di multinazionali e banche private! D'altronde, con un patrimonio come quello vaticano, bisogna dare un colpo al cerchio e uno alla botte. La morale rigorista si può tenere soltanto sulle unioni omosessuali, il divorzio e l'aborto.
Dopodiché si denuncia la mancanza di etica dell'ideologia tecnocratica, salvo poi proporre, attraverso una riforma che avrebbe come punto di riferimento l'Organizzazione delle Nazioni Unite, la costituzione di un'autorità super partes, che agirebbe per "il bene comune"; evidenziando il venir meno dell'efficienza degli Accordi di Bretton Woods e del Fondo Monetario Internazionale, viene delineata addirittura l'idea di "una sorta di Banca Centrale Mondiale che regoli il flusso e il sistema degli scambi monetari".
Insomma, prima danno la colpa della crisi alle ideologie neoliberiste e tecnocratiche, poi per risolverla consegnerebbero a loro le chiavi di casa.

Forse però non è così strano.  
"Cosa è in fondo una grande banca mondiale che tutto prevede e a tutto provvede se non la già sperimentata “reductio ad unum” delle religioni monoteiste?", scrive Filippo Ghira su Rinascita.
Già, perché pochi giorni dopo la pubblicazione di questo testo, il 27 ottobre, il Papa ha ricevuto ad Assisi i rappresentanti di tutte le religioni del mondo, incontro ecumenico voluto per la prima volta nel 1986 da Giovanni Paolo II. 
E qui Ratzinger, in un discorso noiosissimo, ha detto "questo incontro non raduna solamente rappresentanti di istituzioni religiose, si tratta piuttosto di ritrovarsi insieme, di questo essere in cammino verso la verità". Può essere che io sbagli nell'interpretare questa frase ma una domanda sorge spontanea: la Chiesa non si crede mica depositaria della verità, in quanto ritiene che il cattolicesimo sia l'unica religione rivelata? Forse che il Papa non voleva offendere gli altri augusti colleghi? E da quando se ne preoccupa? Almeno da quando i pontefici invocano a gran voce un "Nuovo Ordine Mondiale", cosa che hanno fatto giusto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Sicuri, cari cattolici, che la Chiesa non abbia sostituito il Vello d'oro al Dio biblico?

La Santa Sede oggi ha osservatori permanenti all'Onu e in varie altre organizzazioni internazionali. All'interno dell'Onu si trova anche una Organizzazione delle Religioni Unite, sostenuta da un certo Robert Muller, autore del programma di educazione scolastica World Core Curriculum, la cui filosofia di fondo si basa sui libri di Alice Bailey, una sacerdotessa della New Age che fondò nel 1922 la Lucifer Publisching Company, poi diventata Lucis Trust, e nel 1932 la Buona Volontà Mondiale, una Ong oggi riconosciuta dall'Onu. 
Il manifesto della Lucis Trust descrive una Nuova Religione Mondiale e prevede la progressiva "eliminazione delle dottrine non essenziali". E' quantomeno curioso che il lato "spirituale" dell'Onu sia in mano a personaggi che si fanno portavoce degli insegnamenti di una società teosofica di cui faceva parte anche l'occultista Helena Blavatsky, la quale esalta Lucifero come salvatore dell'umanità alla quale ha donato il lume della conoscenza. 
Personalmente non disdegno aprioristicamente questa interpretazione della mitologia biblica, ma mi sfugge come una tale visione potrebbe mai coniugarsi con quella lucifero-fobica della dottrina cattolica. Eppure né gli egregi signori dell'Onu né gli illustrissimi Vicari del Vaticano sembrano avere problemi con questa variopinta Lucis Trust.
Chi controlla chi?