domenica 17 luglio 2011

La nuova censura

Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati.” Bertolt Brecht

Quando parlo di Sistema mi riferisco a quell'insieme di regole, abitudini, stereotipi, che costituisce l'ordine prestabilito all'interno del quale gli individui si confrontano con il resto della collettività. Le fondamenta di questa struttura sono i cosiddetti luoghi comuni, ossia tutti i concetti e le opinioni talmente diffusi e ricorrenti da essere accettati comunemente come ovvietà e poi, senza l'appoggio di prove, come verità: in altre parole, dogmi, imposti non tanto (o non solo) da un'istituzione quanto dalla forza dell'omologazione.
Se i regimi totalitari attuano concretamente la censura, impedendo con ogni mezzo la pubblicazione di idee contrarie o critiche rispetto all'ideologia dominante, i regimi democratici attuali non ostacolano la divulgazione di teorie diverse, ma agiscono mediante un meccanismo più subdolo che le etichetta in modo da renderne vana la condivisione.

Un esempio? Il numero di febbraio 2011 di Focus Storia dedicato a “Complotti e congiure”. L'editoriale incomincia così: “Un buon quinto degli americani ritiene che l'uomo non sia mai andato sulla Luna, e che l'allunaggio dell'Apollo 11 fu simulato in uno studio televisivo; oltre un quarto crede che il governo degli Stati Uniti favorì gli attacchi alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001; e più della metà è convinta che Lee Harvey Oswald non agì da solo nell'assassinio del presidente Kennedy nel 1963. È la paranoia del complottismo, cioè la convinzione che dietro a ogni evento di portata storica ci sia la programmazione o la manipolazione da parte di qualche potere occulto.”
E il dossier parte proprio dalla definizione del fenomeno psicologico della paranoia, arricchito addirittura dall'intervento di uno psicanalista: “In psichiatria è considerata una malattia dell'identità: una persona profondamente destabilizzata adotta spesso un estremo meccanismo di difesa proiettando all'esterno i propri turbamenti interiori, inventandosi un nemico che non esiste e immaginando un universo ostile. […] “Nella paranoia non c'è ambivalenza, ma una divisione netta tra l'Io buono e la malvagità impura dell'Altro” chiarisce lo psicoanalista Recalnati.”
Domanda: per quale motivo una rivista di storia dovrebbe, prima ancora di aver presentato i fatti, descrivere la condizione psichica di un soggetto che soffre di paranoia? Compito della storia dovrebbe essere la narrazione dei fatti e successivamente l'interpretazione degli stessi.

Ma andiamo avanti, anzi a fondo pagina, dove troviamo un “Piccolo dizionario della macchinazione” che ci spiega il significato delle parole “Complotto: accordo segreto tra due o più persone allo scopo di commettere, con uno sforzo congiunto, un atto illegale o criminale.”, “Cospirazione: sinonimo di complotto, dal latino conspirare, cioè respirare assieme; sottolinea il significato di segretezza”, “Complottismo (o cospirazionismo): è l'atteggiamento mentale di chi crede che dietro a ogni evento storico e politico ci sia la programmazione e/o la manipolazione da parte di poteri occulti.”
Ma, se il complotto è un accordo segreto mirato ad un determinato scopo, come si fa a definire complottisti quelli che vedono il complotto e quindi cercano di smascherarlo e denunciarlo al pubblico? E allora come chiamiamo le persone che organizzano il complotto e vi partecipano?
Per sicurezza, ho controllato sullo Zingarelli '99 la voce complottismo: al primo punto si legge “l'attività di chi organizza complotti, specialmente politici”; solo secondariamente viene definito come “tendenza a immaginare complotti dietro ogni evento”. Eppure il termine “complottisti” viene sempre più utilizzato per parlare di persone che, non convinte dalla versione ufficiale, cercano altre spiegazioni. La manipolazione della lingua, mediante l'attribuzione di un'accezione negativa o dispregiativa, che sia evidente o implicita, è fondamentale nel processo di omogeneizzazione. La forza del conformismo, già immensa di per sé, acquista un potere nettamente superiore nel momento in cui si manifesta in parole impregnate di concetti associati a diversità o follia.
Ci troviamo qui di fronte ad un preciso intento di delegittimazione del “ragionatore” prima che del ragionamento, aggravato dalla criminale demonizzazione dei dissidenti (da dissidere = sedere separatamente = discordare). Tant'è che, verso il finale dell'articolo, si afferma: “Se nell'immediato le teorie complottiste rassicurano la nostra mente, alla lunga sono pericolose. Finiscono infatti per alimentare paure incontrollate che rischiano di degenerare in conflitti sociali e violenze ben più reali.” Quindi non solo non credere alla versione ufficiale è da pazzi (paranoia=fuori dalla mente), ma anche da delinquenti.
In altre epoche i miscredenti e i blasfemi vennero perseguitati dall'Inquisizione per la loro mancanza di fede nei dogmi della religione: li chiamavano eretici, dal greco haeretikòs “colui che ha scelto”, perché rifiutavano le dottrine della Chiesa. L'eresia oggi è più semplicemente un'idea che contrasta con quelle più comunemente seguite, cioè i luoghi comuni, oppure un'ipotesi che si oppone ad una cosiddetta “versione ufficiale” su un fatto storico-politico-sociale-economico. I complottisti si possono quindi considerare come la versione moderna degli eretici.

Concludo tornando al “Piccolo dizionario della macchinazione” che, astutamente, nella spiegazione della paranoia scrive: “Da un punto di vista psichiatrico, tuttavia, non è sempre facile distinguere un paranoico da una persona che è davvero bersaglio di congiure o persecuzioni. Per esempio, Stalin viene descritto come paranoico, ma è presumibile che molte persone volessero la sua morte”. Il fatto che una persona sia paranoica quindi, tralasciando l'aleatorietà della diagnosi, non determina automaticamente la falsità delle sue affermazioni. Per esempio, può darsi che Stalin avesse molte fobie, ma ciò non toglie che sia stato bersaglio di una decina di attentati.
Insomma, il manicheismo dei “paranoici” che azzera il ruolo del caso non è poi così lontano dalla cieca fiducia degli “ufficialisti” nella Dea della Coincidenza.

Ad ogni modo, il Sistema si regge da sé, supportato dall'influenza su azioni e giudizi cui è sottoposto un individuo per il semplice fatto di essere membro di un gruppo: il conformismo sociale. Ecco perché parlare di complotto non serve, se non a mistificare la realtà.

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