venerdì 15 luglio 2011

FUORI - F.U.O.R.I.!

Fuori: esclusione o scelta? Coercizione discriminatoria della società o opportunità di libertà completa dell'individuo? Condizione da rifuggire o ancora di salvezza?
Il nome di questo blog ha una valenza duplice, come il significato della parola “fuori” che può ispirare idee e sensazioni contrastanti, a seconda della chiave di lettura che si usa per interpretarla. E duplice è anche l'origine del titolo. Infatti, il suggerimento mi è giunto contemporaneamente dall'album, in particolare dal singolo “Noi fuori” dei Ministri, giovane gruppo rock milanese, e dall'acronimo di un movimento nato negli anni '70, il Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, forse la prima grande associazione gay italiana.



Il testo dei Ministri ritrae perfettamente lo status dei giovani di oggi: ragazzi e ragazze confusi, che hanno perso ogni punto di riferimento e si vedono privati di un futuro certo, una generazione sprecata che si ribella al sistema d'istruzione preconfezionata da-chissà-chi, che rifiuta ormai i dettami delle religioni, che ha capito, al contrario di altri “vecchi” che chi detiene il potere ha un solo scopo e un solo metodo: divide et impera. È dall'alto che ci dividono, è là in alto che inventano il pericolo. I giovani fuori dai sondaggi, come i “Neet” (Non in Education, Employment or Training), quelli fuori dalle liste e dagli ingranaggi dei faccendieri, quelli che restano sempre fuori dalle condizioni dei finanziamenti per l'imprenditoria, noi fuori dai discorsi in cui non possiamo intervenire e in cui veniamo regolarmente dimenticati, noi fuori dalle pensioni che non avremo mai, … Noi fuori, non sappiamo cosa fare.
Fuori però anche dai contagi, dai lavaggi del cervello, quindi non inquadrati e “sistemati”, liberi da ogni convinzione, proprio a causa della mancanza di fiducia nei confronti del sistema, e magari con un pizzico di spirito critico in più. (Non è così ma facciamo finta!) 

Sulla rivista "Fuori!" i giovani omosessuali degli anni '70 rivendicavano la propria identità gay: il diritto ad essere liberamente se stessi e a diventare ciò che si è, demolendo i vecchi cliché che li rinchiudevano nelle gabbie dell'anormalità. C'è un'espressione, “coming out”, che significa propriamente “uscir fuori”, “uscire allo scoperto”, una semplice dichiarazione che si tramuta in atto liberatorio. Anche qui però è necessaria una presa di coscienza della propria personalità e l'acquisizione di una consapevolezza e, dico io, di un coraggio che “chi non ce l'ha non se lo può dare”. Come succede del resto a tutti coloro che, non essendo omosessuali o immigrati o africani o palestinesi o appartenenti ad un qualsiasi tipo di minoranza, si convincono che la cosa non li riguardi o che il problema sia di matrice “sociale” e quindi si risolverà “col tempo”, e non trovano la forza, o la voglia, per intervenire e difendere i diritti degli altri, senza capire che i diritti di qualsiasi essere umano sono anche nostri diritti.

Fuori è dunque un concetto positivo e negativo, definizione di uno status che può diventare punto di partenza e di ritrovo, condizione che da minoritaria può diventare addirittura privilegiata per gli spunti che offre, perché si inizia già con la consapevolezza che in questo Sistema c'è qualcosa che non funziona e non si desidera nemmeno parteciparvi, se non per cambiarlo.
Il mio Fuori nasce da una necessità di condivisione e di comunicazione, nondimeno dalla convinzione che “parole e idee possono cambiare il mondo”, o almeno arricchire e influenzare chi legge, o anche solo far presente che, toh, esiste anche un altro punto di vista. La scrittura come valvola di sfogo e occasione di riflessione e approfondimento, l'informazione e la conoscenza contro l'indifferenza delle masse lobotomizzate, poiché alla base di ogni problema sta una questione culturale, che non potrà essere risolta se non si combatte l'ignoranza.
Fuori dai condizionamenti dei mass media, fuori dagli inganni globali, fuori dalle schiavitù mentali.

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