Ultimamente sembra che una parte dell'opinione pubblica sia diventata molto più sensibile a tematiche inerenti i diritti degli animali: sarà la conseguenza di una nuova presa di coscienza ambientalista o un'improvvisa responsabilizzazione civica?
Si moltiplicano le denunce di violenze sugli animali, dalla mattanza delle foche bianche agli episodi di barbari pestaggi di cani da parte di squilibrati, dall'abbandono del proprio cane in autostrada allo scandalo delle pellicce alle crudeltà dell'addestramento per il circo. Si tende a parlare meno della questione della vivisezione o delle condizioni in cui vivono gli animali legati alla nostra catena alimentare, argomenti più complessi per implicazioni etiche e sociali.
Comunque vedere persone che ancora s'indignano per qualcosa potrebbe essere un segnale di risveglio collettivo, un moto di umanità che riduca il distacco tra realtà e pensiero in un mondo ipertecnologico.
Ma la maggior parte di questi nuovi attivisti presenta una peculiarità: non fa nulla per aiutare gli animali. Solitamente gli animalisti 2.0 si accaniscono su episodi isolati di maltrattamenti di cui conoscono fin il più macabro dettaglio, fatto di per sé inquietante, e si guardano bene dal contestare determinati sistemi di sfruttamento degli animali. - Sarebbero l'equivalente di attivisti per i diritti umani che denunciassero i casi di cronaca nera, ignorando genocidi operati scientemente da eserciti mercenari. - Non notano ovviamente l'incoerenza tra il sostenere la "pena capitale" per chi abbandona Fido e il continuare a frequentare McDonald's e sagre della porchetta.
Alcuni si definiscono animalisti per il semplice fatto di essere contrari ai maltrattamenti degli animali, quando è ovvio che basterebbe un pizzico di buonsenso. I più dicono di amare gli animali ma a ben vedere amano soltanto i loro cani/gatti/criceti (criceti che non assomiglino pericolosamente ai topi, naturalmente) e il loro pensiero etico-filosofico-politico potrebbe riassumersi in una parola: "cucciolo!". La cucciolo-mania può dipendere da molti fattori: esposizione prolungata ai raggi ultra-verdastri di Striscia la notizia, delusioni nelle relazioni con gli umani -come non capirli-, noncuranza verso la realtà che li circonda, incapacità di intendere e volere di fronte a un cucciolo (purché sia del loro colore preferito), eccetera eccetera.
Quindi, salvo pochi casi, non c'è nessuna responsabilizzazione, tutt'altro. Si amano i cuccioli perché sono belli, si difendono gli animali domestici perché sono i nostri fedeli amici a quattro zampe. Le mucche piacciono perché sono simpatiche e buone da mangiare. E' un "amore" facile insomma, che non richiede sacrifici o rinunce, che non necessita di alcun tipo di impegno a parte l'accarezzare il cucciolo (restano dunque escluse anche le tartarughe), che non obbliga a scontrarsi con il luogo comune in quanto non porta nessun cambiamento. Si ama ciò che si conosce già e che si sa come controllare.
Per questo mi chiedo: sarà un caso che chi si preoccupa tanto dei cuccioli di cane poi resta indifferente in maniera agghiacciante di fronte a notizie come la morte di migliaia di persone per guerre/epidemie/carestie? Forse no... e la motivazione credo non sia tanto da ricercarsi in quello che dicono, quanto in quello che pensano. La questione sta in una diversa concezione del valore della vita di un "animale", equiparato a quella di un uomo.
Gli argomenti dei finti animalisti fanno leva su una bestialità umana che le bestie non potrebbero mai raggiungere e questo le renderebbe automaticamente più meritevoli di rispetto. Ci si dimentica che la maggior parte dell'umanità non è responsabile di tutti gli orrori commessi dal potere contro l'umanità e che le decisioni cruciali sono prese dagli oligarchi che stanno a capo della baracca (certo, possiamo boicottare Barilla per non finanziare l'industria degli armamenti, poi?). Siamo tutti egualmente colpevoli nel sistema economico mondiale?! No, diventiamo in parte complici se ci rassegniamo a ignorare. Il cancro del mondo non è l'uomo ma un certo tipo di "progresso". Gli uomini non sono tutti criminali assetati di soldi e potere. La maggior parte in realtà è vittima di una colonizzazione economica e/o culturale: se non si libera l'uomo come si pensa di liberare l'animale?
Quello che si sta perdendo di vista è il valore della vita umana. Questa è la disumanizzazione: lo svilimento della dignità dell'individuo tramite la distruzione dell'autonomia di pensiero. Nel frattempo sembra acquisire maggiore importanza la dignità animale, ma con i dovuti distinguo del perbenista medio che, in ogni contesto sociale, regna sovrano. Chi paventa la realizzazione di un nuovo mondo, paradiso degli animali, inferno degli umani, per il momento può mettersi l'anima in pace: è soltanto l'ennesima ondata di rivoluzionario conformismo.
Fa oltremodo riflettere un articolo di Vittorio Arrigoni, attivista del Free Gaza Movement, pubblicato nel libro "Gaza. Restiamo Umani", testimonianza dell'Operazione Piombo Fuso:
«Prendi dei gattini, dei teneri micetti e mettili dentro una scatola» mi dice Jamal, chirurgo dell'ospedale Al Shifa, il principale di Gaza, mentre un infermiere pone per terra dinnanzi a noi proprio un paio di scatoloni di cartone, coperti di chiazze di sangue.
«Sigilla la scatola, quindi con tutto il tuo peso e la tua forza saltaci sopra sino a quando senti scricchiolare gli ossicini, e l'ultimo miagolio soffocato». Fisso gli scatoloni attonito, il dottore continua. «Cerca ora di immaginare cosa accadrebbe subito dopo la diffusione di una scena del genere, la reazione giustamente sdegnata dell'opinione pubblica mondiale, le denunce delle organizzazioni animaliste...». Jamal continua il suo racconto e io non riesco a spostare un attimo gli occhi da quelle scatole poggiate dinnanzi ai miei piedi. «Israele ha rinchiuso centinaia di civili in una scuola come in una scatola, decine di bambini, e poi l'ha schiacciata con tutto il peso delle sue bombe. E quali sono state le reazioni nel mondo? Quasi nulla. Tanto valeva nascere animali, piuttosto che palestinesi, saremmo stati più tutelati».
A questo punto il dottore si china verso una scatola e me la scoperchia davanti. Dentro ci sono gli arti mutilati, braccia e gambe, dal ginocchio in giù o interi femori, amputati ai feriti provenienti dalla scuola delle Nazioni unite Al Fakhura di Jabalia, più di cinquanta finora le vittime. Fingo una telefonata urgente, mi congedo da Jamal, in realtà mi dirigo verso i servizi igienici, mi piego in due e vomito.
Ottimo articolo che mostra esattamente la situazione attuale... il concentrarsi sui nostri "amici animali" è l'ennesima scusante per distogliere lo sguardo dal vergognoso mondo in cui viviamo. Dovremmo iniziare a preoccuparci maggiormente dei nostri "amici uomini"!
RispondiEliminaInteressante articolo che rispecchia ciò che penso di questa "moda" attuale.
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